Anche oggi è una giornata di adattamento e commissioni varie.
Ma prima, Kayoko mi accompagna a vedere un po' di teatro No a Shibuya.
Purtroppo non si tratta di uno spettacolo vero e proprio, e quindi è senza maschere e costumi. Ed è un vero peccato: la sera prima la mamma di Kayoko ci ha fatto vedere un libro con le foto, e sono stupendi. Ma d'altra parte l'ingresso è gratuito, e visto che di solito questo tipo di spettacolo è piuttosto costoso, è una buona occasione per sentire la musica, ed avere un'idea di com'è.
Poi, in un negozio di elettronica di non so bene più quanti piani, andiamo alla ricerca di un adattatore per la corrente, che ho finito la batteria del portatile e le prese giapponesi sono diverse!
E poi scendiamo al secondo piano sotto terra della metropolitana, che è anche il secondo piano sotto terra di una libreria dove cerco un paio di libri per prepararmi all'esame.
Dopodiché, Kayoko mi chiede se ho voglia di fare una passeggiata a Omotesando.
Omotesando è un po' il viale "chic" di Tokyo, è alberato e i palazzi, che ospitano negozi di grandi firme, di quelli che uno non si avvicina neanche per guardare i prezzi, sono tutti modernissimi, sembra di essere nel futuro.
Questo è un esempio, Omotesando Hills, un depaarto (grande magazzino), ricavato ristrutturando un vecchio condominio, progettato per dare l'idea di essere dentro a una nave (e infatti fuori della facciata scorre piccolo corso d'acqua, a mo' di fossato...).
Dentro ci sono negozi, caffé, ristoranti, ma anche piccole gallerie d'arte contemporanea.
Passeggiamo un po', guardiamo una mostra di ceramiche in una galleria lì vicino, ma sta diventando sempre più affollato, è festa e ci sono tantissime persone in giro.
E quindi rientriamo, anche perché stasera a cena andiamo fuori tutti insieme, è la mamma di Kayoko che vuole offrire.
Ci porta in un ristorantino cinese a Shinjuku (sotto la stazione, c'è tutto un mondo sotterraneo lì...) dove si trova spesso con le sue amiche.
Per me la cena è sconvolgente, è tutto squisito, non ha niente a che vedere con le cose preconfezionate al gusto omogeneo di glutammato che ci propinano in Italia.
Mi sono raccomandata con Kayoko che provi un ristorante cinese in Italia quando ci torna, così proprio per curiosità, perché altrimenti non si può rendere conto...
Oishikatta!
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